Burkina Faso, trucidati altri 4 cattolici Portavano in processione la Madonna

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Lomé, TOGO - Ancora nel mirino. Nel giro di poche ore. I cattolici sono stati vittime di un’altra fitta serie di attacchi nel Sahel in questi ultimi giorni. Le notizie sono però trapelate soltanto ieri. Gruppi di jihadisti hanno sparato contro una processione in Burkina Faso, una chiesa è stata presa di mira in Niger , mentre i ribelli di Boko Haram hanno bruciato un’altra chiesa in Camerun. Il bilancio totale è di almeno sei morti e un ferito. La comunità cristiana della regione si sente quindi sempre di più sotto assedio da parte del radicalismo islamico.

«Lunedì pomeriggio sono state uccise quattro persone della parrocchia di Notre-Dame du Lac a Singa, nel centronord del Burkina Faso – hanno confermato ieri diverse fonti alla Aib, l’agenzia di stampa burkinabè –. I fedeli stavano riportando in chiesa la statua della Vergine dopo aver partecipato a una processione». Gli individui armati hanno risparmiato solo i bambini, ma dopo aver ucciso i quattro adulti, hanno distrutto anche la statua. «Faccio appello alla pace e alla coesistenza pacifica», ha detto monsignor Séraphin François Rouamba, arcivescovo di Koupéla, durante i funerali di lunedì per le vittime uccise domenica nella chiesa di Dablo in un altro attacco jihadista. Alle esequie hanno partecipato cattolici, protestanti, musulmani e rappresentanti delle religioni tradizionali. «Sono andato a Dablo per incontrare e confortare i miei fedeli che erano ovviamente terrorizzati – ha raccontato ieri monsignor Théophile Nare, vescovo della cittadina di Kaya, all’organizzazione religiosa Aiuto alla chiesa che soffre Italia –. Gli assalitori parlavano la lingua locale e ci hanno chiaramente detto che non vogliono vederci praticare la nostra religione ma la vera religione, l’islam». Sempre lunedì, un gruppo di militanti islamici non identificati ha invece attaccato la parrocchia di Dolbel, una località a 200 chilometri dalla capitale del Niger, Niamey. Sebbene non ci siano stati morti, don Nicaise Avlouké, il parroco, è stato ferito a una mano e alla gamba. Ora si trova nell’infermeria di un campo militare. «Da tempo c’erano voci di possibili attacchi alla parrocchia e ai preti in particolare – è il commento di diverse fonti all’agenzia Fides –. Quest’ultimo caso non fa che confermare il deterioramento della situazione della sicurezza nella zona frontaliera con il Burkina Faso». L’attentato jihadista a Dolbel era il terzo avvenuto nella stessa

giornata. Un gruppo di individui armati ha infatti assaltato la prigione di Koutoukalé, uccidendo un ufficiale, e ha saccheggiato un magazzino nella località di Mangaizé. Oltre cento jihadisti, probabilmente miliziani di Boko Haram, hanno invece preso di mira nel fine settimana la cittadina di Goshi, nel nord del Camerun. «Sono stati bruciati una chiesa, diversi negozi ed edifici – hanno riferito le autorità locali –. Negli scontri è rimasto ucciso almeno un militante islamico».

Nonostante gli addestramenti forniti da forze straniere come Stati Uniti e Francia, le forze di difesa del Sahel sono ancora poco preparate per far fronte alla minaccia jihadista. «Siamo preoccupati dall’aggravarsi della sicurezza in Mali, Burkina Faso e in altri Stati dell’Africa occidentale – ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri del Belgio, Didier Reynders –: L’Unione Europea deve proseguire nella piena realizzazione a livello operativo della forza congiunta G5-Sahel».

Gli Stati membri di Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad, lamentano la penuria di fondi, soprattutto rispetto a quanto promesso dai Paesi donatori. E sebbene ci siano le intenzioni di aumentare l’impegno militare interregionale nel Sahel, la fiducia tra i differenti eserciti africani resta molto bassa.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 15 maggio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance