Voto nel sangue, morti in Kenya

Kenya

KENYA - Le elezioni in Kenya si sono subito macchiate di sangue. A poche ore dall’apertura dei seggi le autorità hanno registrato almeno tre morti e diversi feriti in varie località del Paese a causa degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. «No Raila, no peace!», niente Raila, niente pace, gridavano i sostenitori di Raila Odinga, oppositore del presidente uscente Uhuru Kenyatta. Durante l’intera giornata di ieri, agenti di polizia e militari hanno tentato di gestire gruppi di giovani inferociti, soprattutto nella capitale, Nairobi, nella città di Kisumu, roccaforte dell’opposizione, e nella regione costiera di Mombasa.

«La polizia ha sparato sulla folla che impediva l’apertura dei seggi elettorali – hanno detto fonti locali ai media –. E gran parte dei circa 20 milioni di elettori si è rifiutata di uscire di casa per paura di essere punita». Armati di pietre e bastoni, gli abitanti di Kisumu hanno bloccato diverse strade della città costruendo barricate e bruciando pneumatici. Altri hanno invece distrutto quel che trovavano per strada e attaccato le persone che si recavano a votare.

È qui, a Kisumu, che Nasa, la coalizione di partiti oppositori, esercita la sua grande influenza sulla popolazione appartenente in maggioranza all’etnia Luo di Odinga. «George Odiambo, 19 anni, è la prima vittima di queste elezioni – hanno confermato fonti ospedaliere di Kisumu –. È stato colpito alla coscia da un proiettile durante i disordini ed è morto dissanguato ». Odinga ha dichiarato alcuni giorni fa che non si presenterà al voto, e ha spinto tutti i keniani a fare lo stesso. Non essendoci stati sostanziali cambiamenti all’interno della Commissione indipendente per le elezioni e i confini (Iebc), gli osservatori internazionali, oltre alla commissione stessa, sono convinti che non sarà possibile avere elezioni «giuste e credibili». Diversi ufficiali dell’Iebc hanno infatti denunciato continue minacce di morte da parte di politici, forze di sicurezza e manifestanti. «Oggi nessuna elezione equilibrata potrà aver luogo – ha detto ieri alla stampa Austin Olang, giovane insegnate di matematica a Kisumu –. Il governo vuole obbligarci a votare ma noi non lo vogliamo e non lo faremo». Nella città portuale di Mombasa sono stati diversi i feriti in seguito a scontri non solo con le autorità, ma anche tra gli elettori. «Una persona è stata accoltellata brutalmente mentre si recava a votare», ha confermato Benjamin Rotich, un capo della polizia locale. «Nella baraccopoli chiamata Bangladesh la gente ha invece vandalizzato la scuola elementare usata come seggio – ha continuato Rotich – rendendola impraticabile ». Casi di violenze si sono registrati anche a Kibera e Mathare, due delle più grandi baraccopoli di Nairobi che ospitano una folta comunità di Luo. «Qui non si vota, andatevene!», urlavano molti residenti bloccando l’accesso alle urne. Fin dall’alba, la polizia in assetto anti-sommossa ha lanciato lacrimogeni e sparato in aria per sedare la folla. Kenyatta – membro della più numerosa etnia dei Kikuyu – ha tentato di tranquillizzare le masse: «Andate a votare, noi vi proteggeremo», ha dichiarato.

In confronto alle precedenti elezioni, organizzate l’8 agosto e annullate lo scorso settembre dalla Corte suprema per «irregolarità », quelle di ieri hanno comunque registrato un’affluenza assai minore. Il governo ha inoltre fatto sapere che in almeno quattro contee del Paese il processo elettorale è stato rimandato a domani. Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 27 ottobre 2017

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance