Luce senza tralicci

Luce senza tralicci

BANGUI (CENTRAFRICA) - «Sarà il più importante impianto ad energia solare dell’Africa occidentale»

, affermano gli esperti. Nel nord-est del Senegal, infatti, inizieranno a breve i lavori per un’enorme centrale fotovoltaica dotata di una capacità di 30MW e finanziata con circa 44 milioni di dollari grazie a diverse società francesi come la Proparco e la Meridiam. Il progetto è chiamato 'Ten Merina', situato a Merina Dakhar, nella regione di Thies. A pochi chilometri di distanza si trova invece un’altra centrale solare, la 'Senergy' che sarà operativa entro la prima metà del 2017. Allo stesso tempo sono sempre più numerose sul continente nero le installazioni ridotte di pannelli solari in grado di produrre elettricità anche in aree molto remote, irraggiungibili dalla rete elettrica pubblica. L’attenzione per i progetti di energia rinnovabile sta aumentando anno dopo anno. «L’Africa è al centro di investimenti ed esperimenti innovativi legati alla cosiddetta 'politica verde' – afferma un recente articolo della rivista britannica Economist –. Nello stesso modo in cui il continente è saltato all’uso dei cellulari senza passare dal telefono fisso, così sarà per il settore dell’energia ». Il Senegal, come altri Paesi africani, sta cercando di rispettare le promesse fatte durante le recenti conferenze dell’Onu sul cambiamento climatico tenutesi a Parigi e Marrakech. «I progetti Ten Marine e Senergy rimpiazzeranno in modo diretto gli impianti a petrolio con quelli a energia solare – spiega il sito d’informazione sull’economia africana, Agence Ecofin –. Saranno in grado di fornire elettricità a basso costo a oltre 220mila persone ogni anno riducendo le emissioni di gas annuali di oltre 33,290 tonnellate di CO2». Ci si riferisce spesso all’Africa come il 'continente del sole'. Secondo gli analisti sono infatti «più di 600mila le famiglie che usano i pannelli solari per produr- re energia». Nel 2017, invece, tale cifra aumenterà tra il 60 e 100%. La compagnia keniota M-Kopa è un leader indiscusso nel settore dell’energia solare in Africa orientale. Di base a Nairobi, ma con altre operazioni in Uganda e Tanzania, dal 2011 ha installato nel Paese oltre 400mila impianti, grandi e piccoli, con un interesse particolare per gli abitanti che abitano nei villaggi più isolati. L’anno prossimo il numero di installazioni dovrebbe raggiungere le 200mila unità. «La nostra società ha fatto un profitto di circa 15milioni di dollari nel 2014 – ha detto all’agenzia americana, Bloomberg, Nick Hughes, fondatore di M-Kopa ed ex impiegato della Vodafone –. Ci stiamo espandendo in maniera molto rapida e contiamo di avere un profitto di almeno 60milioni di dollari quest’anno». Sono circa 600 i nuovi clienti che ogni giorno comprano i pannelli solari di M-Kopa per ricaricare la batteria dei telefonini o illuminare la casa e il proprio negozio. Presto si aggiungerà la possibilità di far funzionare il televisore. Altre compagnie stanno però investendo nello stesso settore: Off Grid Electric, Bboxx e Azuri Technologies, tutte fiduciose di raddoppiare il numero dei propri clienti nell’arco di un anno. Nonostante le varie iniziative legate all’uso di energie rinnovabili, c’è chi pensa che il Kenya debba comunque affrettarsi nell’utilizzare al massimo la sua energia solare. Vaste parti del Paese come le regioni di Kilifi, Tana River, Garissa, Narok, Meru, sono «vittime di una sistematica e allarmante deforestazione e desertificazione a causa del cambiamento climatico e delle abitudini dell’essere umano », spiega Daniel Kapsoot nelle pagine del quotidiano kenyano, The Standard. Come ricorda il Segretario generale uscente delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon: «In Africa si trovano 36 dei 50 paesi più affetti dal cambiamento climatico». In Nigeria è stata infatti lanciata il mese scorso l’Associazione nigeriana per l’energia rinnovabile (Rean). All’evento, avvenuto durante l’annuale Conferenza dell’industria energetica africana, i partecipanti si sono dati l’obiettivo di «contribuire con il 40% del settore energetico nazionale investendo soprattutto nell’energia solare, idroelettrica, eolica e della biomassa ». Sempre più Paesi africani stanno inoltre investendo negli escrementi umani per creare energia. «Stiamo usando i liquami delle fogne per produrre fertilizzanti, biocarburanti e biodiesel – assicura alla stampa Fredrik Sunesson della società Slamson Ghana Ltd., di base nella capitale commerciale ghanese, Accra –. In Ghana si stanno infatti costruendo metodi all’avanguardia, molto migliori di quelli occidentali, per sfruttare nel miglior modo gli escrementi dei propri abitanti e, nello stesso tempo, fornirgli energia». Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 29 dicembre 2016

 

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance