L’Africa è terra di startup Lagos miglior ecosistema

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Lomé (Togo) - «Dare supporto iniziale a quasi 200 startup africane ». È questo l’obiettivo del Fondo Fuzé, una delle più recenti imprese digitali che vogliono sfruttare un mercato sempre più in crescita attraverso il continente africano.

I principali finanziatori sono la Proparco, istituzione finanziaria francese per lo sviluppo e l’iniziativa Digital- Africa. «Questo fondo rappresenta una soluzione di finanziamento adattata alle startup dell’Africa francofona», riferisce in un comunicato la Proparco. «Saranno considerate start-up il cui fabbisogno finanziario oscilla tra i 20mila e 30mila euro. Il finanziamento – continua il comunicato – sarà graduato e subordinato al progresso e al successo delle iniziative». Oltre al capitale, i due partner forniranno alle aziende beneficiarie un’ampia gamma di offerte e soluzioni per rafforzare la loro crescita nei rispettivi mercati.

In Africa il mondo delle startup evolve a ritmi impressionanti. Nel 2021, secondo Partech piattaforma statunitense di investimenti nella tecnologia, tutte le start-up del continente hanno raccolto 5,2 miliardi di dollari di capitale proprio. Rispetto al 2020, le somme investite sono triplicate e le attività di finanziamento raddoppiate. La piattaforma Africa: the big deal afferma inoltre che questo importo potrebbe ancora aumentare fino a raggiungere i 7,3 miliardi di dollari di fondi raccolti entro la fine del 2022. «La città nigeriana di Lagos ha il migliore ecosistema per le start-up dell’Africa – rivela l’edizione 2022 del rapporto “Global Startup Ecosystem Index” di StartupBlink –. Lagos, prima città africana a entrare nella top 100 mondiale, si colloca all’81° posto con un balzo di 41 posizioni rispetto al 2021». Tale successo è dovuto soprattutto a Jumia, Flutterwave, CredPal, aziende del fintech in grado di fornire servizi di pagamento e logistica. Lagos è al «24° posto a livello mondiale nel settore foodtech – continua il rapporto – e al 43° nell’e-commerce e nella vendita al dettaglio».

Tra le più vecchie iniziative fintech c’è M-Pesa in Kenya, fondata nel 2007, un portafoglio digitale basato su dispositivi mobili destinato agli “abbonati mobili prepagati”, non bancari. Da allora i servizi di M-Pesa si sono però allargati per includere prestiti e risparmi. Oggi i clienti possono anche accedere a un’ampia gamma di servizi finanziari e lifestyle legati ai settori del trasporto, della salute e a degli strumenti per la gestione del denaro. Sono anche diverse le start-up che non riescono ad avere il successo sperato a causa di una feroce rivalità con altre società fintech locali o straniere. In Camerun, ad esempio, il servizio di moneta mobile YUP ha recentemente annunciato che chiuderà le operazioni a soli cinque anni dal lancio. Ciò può essere attribuito in parte all’esistenza dei due principali operatori di telefonia mobile del paese (MTN e Orange) che sono entrati nel mercato locale 10 anni prima di YUP.

Mentre la concorrenza per portafogli e clienti di denaro mobile è intensa, nei mercati in cui l’infrastruttura di pagamento è già consolidata come in Kenya e Sud Africa la partita è sui servizi di prestito e risparmio . Attraverso la competizione possono però nascere anche risultati positivi per il cliente. In Senegal, le strategie aggressive di prezzo effettuate da “Wave”, con una commissione di transazione fissa dell’1 per cento, hanno spinto Orange, la più grande società di telecomunicazioni del Paese, ad abbassare i costi per rimanere competitiva. «Il panorama spinge i prezzi delle transazioni monetarie locali quasi a zero – commenta Aminata Kane, membro del comitato esecutivo presso Orange –. È probabile che questa tendenza continui e quello che è successo in Senegal accadrà in tutta l’Africa».

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 28 dicembre 2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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