Bomba esplode durante i battesimi Il Daesh rivendica

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LOME', Togo - Nel nord-est della Repubblica democratica del Congo, è stata presa di mira la comunità pentecostale. Quattordici persone – tra cui anche bambini – sono state uccise e 39 ferite

dopo che un gruppo di terroristi islamisti ha fatto scoppiare una bomba domenica contro le pareti di una chiesa aggravando sempre di più un contesto di quasi completa anarchia. L’attentato è stato rivendicato dal braccio locale del Daesh, come riportato dal sito di monitoraggio delle organizzazioni terroristiche Site. « L’atto terroristico è avvenuto a Kasindi, una località nella provincia del Nord Kivu, a ridosso del confine ugandese – ha dichiarato Antony Mualushayi, portavoce dell’esercito congolese –. Il bilancio rimane comunque provvisorio mentre sono in corso le indagini». Il responsabile del coro della chiesa colpita, Esdras Kambale Mupanya, ha raccontato che i fedeli si erano riuniti per una cerimonia di battesimo prima che la bomba esplodesse. « Molti sono morti sul colpo mentre altri hanno perso degli arti – ha detto Mupanya –. Dio mi ha salvato e ne sono uscito in buona salute con gli altri esponenti del coro».

« La bomba mi ha scagliato ad almeno 100 metri di distanza – ha invece commentato Jean-Paul Syauswa, un altro sopravvissuto –. Un pastore cieco stava commentando i versetti della Bibbia quando l’ordigno è esploso». L’esercito ha detto che un sospetto è stato fermato: si tratta di un kenyano. L’inchiesta, però, è appena all’inizio. Secondo il portavoce dell’operazione militare dell’Uganda nella Rdc, Bilal Katamba, «gli aggressori hanno utilizzato un ordigno esplosivo improvvisato (Ied) per eseguire l’attacco. Sospettiamo che i responsabili siano le Forze democratiche alleate (Adf ): una ritorsione per le pesanti perdite che hanno subito le scorse settimane ». Adf è un gruppo jihadista legato al Daesh, il che spiegherebbe la rivendicazione da parte di quest’ultimo. Nello sterminato nord-est del Congo – territorio ricchissimo di materie prime, dal coltan all’oro ai diamanti – circolano oltre 120 bande armate, un territorio ricco di risorse naturali. Sebbene le violenze in questa regione durino dagli anni Novanta, i militanti islamisti e gruppi di ribelli sembrano aver aumentato gli attacchi contro la comunità cristiana negli ultimi anni. Almeno 17 cristiani erano stati uccisi in una fitta serie di attacchi nel Paese a luglio dell’anno scorso. Il 23 luglio, il reverendo Joel Tibasima Bamaraki, di trent’anni, e due anziani della chiesa sono stati uccisi in un attacco a Kabasungora, un villaggio nella località orientale di Bahema-Boga. il 24 luglio, sono rimasti uccisi almeno sette cristiani e due chiese sono state messe a fuoco nel villaggio di Kayera, località Bahema- Mitego. Ulteriori attacchi hanno avuto luogo il 27 e 29 luglio e il primo agosto.

«Si sospetta che dietro gli attacchi ai cristiani e alle chiese ci sia il gruppo militante delle Adf – avevano detto i sacerdoti superstiti –. Abbiamo davvero bisogno delle preghiere della popolazione». I leader della chiesa locale avevano chiesto aiuto alle autorità ma senza alcun particolare riscontro. Oltre alla Nigeria, il Congo fa parte degli Stati più pericolosi per i cristiani. Decine di preti e suore sono state rapite o uccise in gran parte del Paese, un triste record per un Continente come l’Africa in cui le varie fedi vengono solitamente accettate senza particolari ostacoli. L’attentato di domenica è avvenuto a poco più di due settimane dal viaggio di papa Francesco che ha deciso di portare conforto alla popolazione ostaggio di una delle grandi guerre dimenticate di questo tempo.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 17 gennaio 2023 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance