Uganda, da Annet aiuti alle donne: «Così ripartiamo»
LOME', Togo - Cresciuta insieme a nove fratelli e sorelle, Annet Dianah Nannono, ugandese di 34 anni, ha capito fin da subito l’importanza della competizione.
La sua determinazione l’ha portata a continuare il lavoro dei suoi genitori contadini e a raccogliere velocemente tutte le opportunità, grandi e piccole che fossero, in grado di farla avanzare nei suoi progetti. Oggi, madre di un figlio di sette anni, continua a far valere il suo sogno di condividere la sua esperienza con le future contadine dell’Uganda. «Sono cresciuta in una situazione molto modesta a Masaka, località nel sudovest del Paese » , racconta Annet che si definisce anche un’attivista contro la povertà e la fame. « Avevamo una casa piccola, poco da mangiare ma i miei genitori erano felici e hanno sempre lavorato per darci una buona istruzione. Oggi – continua la giovane imprenditrice –, siamo tutti ben istruiti e abbiamo capito come sfruttare al meglio il nostro potenziale».
Annet ha studiato agraria e ingegneria dell’irrigazione ottenendo il diploma nel 2014. « I miei genitori hanno sempre lavorato nei campi coltivando molto caffè per venderlo – continua la giovane ugandese prima di scoppiare in una sana risata –, ma noi non abbiamo mai bevuto caffè, infatti ero stupita di quanto questa bevanda piacesse agli europei quando sono venuta in Italia». Tra i vari obiettivi personali, Annet vuole appunto sostenere le giovani donne con uno spazio per coltivare, l’insegnamento di abilità pratiche e conoscenze nel settore dell’agribusiness, di modo che le «allieve» possano entrare a far parte della sua azienda con più fiducia nelle loro capacità.
Durante la stagione secca in Uganda, Annet fa dei corsi di formazione per la comunità di modo da far capire che si può essere molto produttivi anche durante questo periodo di attesa prima del raccolto o dopo la coltivazione. I corsi sono soprattutto focalizzati sull’irrigazione dei campi e, sebbene lei coltivi in gran parte caffè, il 30 per cento dei prodotti sono anche verdure e frutti. È durante la crisi del coronavirus, mentre Annet lavorava nei suoi campi vicino al villaggio di Kasozi, che una signora sua amica le ha parlato di Economy of Francesco (EoF). « Ho colto subito l’opportunità di far parte di questa iniziativa che aveva già coinvolto altri villaggi ugandesi – spiega Annet –. Io non mi occupo solo di agricoltura ma anche di giustizia sociale e l’EoF sembrava un progetto fatto apposta per me». Dopo aver compilato il formulario, Annet è stata presa. « Ho partecipato a un evento in Italia e ho preso l’aereo per la prima volta – continua l’imprenditrice ugandese –. È stata un’esperienza unica e ho avuto l’occasione di incontrare molte persone che sembrano interessate a quello che faccio con la mia fattoria EoF».
Purtroppo Annet ammette che in Uganda, dove l’agricoltura contribuisce al 24 per cento del Pil, c’è poca volontà politica di aiutare le imprenditrici come lei. Le grandi società agricole cinesi e indiane costringono i giovani coltivatori ugandesi a cercare i finanziamenti iniziali da soli e solo una volta che li hanno trovati è possibile recarsi nelle amministrazioni locali per ottenere i vari permessi. «Sono comunque contenta di avere rappresentato per quattro anni a livello nazionale un esempio per le giovani contadine ugandesi di domani – afferma con orgoglio Annet – . Oggi invece accolgo molte giovani donne che lavorano nei miei campi e imparano i trucchi del mestiere con grande gioia».
Matteo Fraschini Koffi per AVVEIRE - 7 aprile 2023 © RIPRODUZIONE RISERVATA