ESreverSE_2, la Milano-bene
Come la straordinaria corsa verso l’approvazione dello Ius Scholae entro marzo 2025 ha travolto la vita di due famiglie ordinarie: una italiana e una togolese. Un intrigo politico “alla milanese”
che coinvolge alcuni partiti (Forza Italia e PD), Istituti scolastici della Milano bene ed esperti della comunicazione. Non augurerei a nessuno di trovarsi in una situazione simile.
LOMÉ (Togo) – Non mi sono mai occupato di politica italiana ma da anni mi occupo di dinamiche dei “sistemi”. E come spiega Mr. X nel film “JFK” di Oliver Stone, i “chi, dove, come, quando”, non importano un granché in un complotto. Solo il “perché” conta. Da qualche giorno sono infatti inciampato su una storia che, se investigata seriamente, eclisserebbe lo “scandalo-Boccia” tanto apprezzato anche da giornalisti del calibro di Paolo Mieli. In un precedente articolo (“ESreverSE, il lato di B. di un malinteso tra Lomé e Milano”) ho spiegato l’aspetto culturale di una controversa vicenda che quasi tutta la stampa italiana ha coperto. In sostanza decine di titoli accusavano (senza possibilità di replica) un certo Essé Allagbe, 38 anni, e padre togolese di B., un 16enne “abbandonato in Africa perché gay” dopo aver trascorso cinque anni in Italia. Avevo però bisogno di spiegare anche l’aspetto politico e macchiavellistico di questa storia. Ho quindi cominciato a pormi molti “perché”.
Perché così tanti giornali italiani hanno coperto questa storia “Italo-africana”? Perché un certo Marco Guarnieri, presentatosi alla famiglia italiana di B. come “un imprenditore milanese legato a Forza Italia”, si sarebbe affezionato così tanto a un ragazzo di 16 anni che non ha la cittadinanza? Perché Guarnieri (e altri) ha deciso di aiutare B. economicamente mentre lui si trova in Africa? Perché Guarnieri ha accompagnato B. più volte a casa in auto nel corso degli ultimi due anni? Perché ha menzionato il discorso sullo Ius Scholae dicendo che era partito da B.? Ecc, ecc, ecc. Fino a un mese fa non sapevo un granché sullo Ius Scholae. Così, basandomi sui dettagliati appunti presi dalla nonna italiana di B. (che meriterebbe “il Premiolino”) durante una conversazione con Guarnieri, sono andato a fare un po’ di ricerca.
Ho notato come due anni fa (sebbene se ne parli da circa 30) il TG2000 affermava che fosse “cresciuto il dibattito sullo Ius Scholae”. Numerosi media italiani lo stanno trattando in questi giorni. Ho anche notato come B. avrebbe i requisiti esatti per chiedere la cittadinanza, un documento che l’ambasciata italiana ad Accra sta provvedendo a procurargli nel più breve tempo possibile sotto una grande pressione da parte di Guarnieri. B. è arrivato in Italia prima del dodicesimo anno di età e sta per finire i minimi cinque anni di scuola previsti dalla proposta di legge; B. ha infine almeno un genitore italiano (anche se di origine togolese). In una simile situazione si trova circa un milione di “italiani senza cittadinanza italiana”.
Uno dei più ferventi sostenitori dell’approvazione dello Ius Scholae è Fanpage (sono in contatto con il direttore e alcuni colleghi giornalisti). Una serie di “approfondimenti” è stata infatti dedicata esclusivamente a questa legge da approvare entro marzo 2025, fine dell’attuale legislatura. Oltre ad aver utilizzato le storie di diversi giovani sprovvisti di cittadinanza italiana, Fanpage ha intervistato l’On. Matteo Mauri (del PD). In maniera assai lucida, Mauri ha spiegato che: “C’è modo di farcela (ad approvare la legge prima di marzo), diciamo che questa è l’ultima finestra di opprtunità, non ce ne sono altre. Ovviamente il nostro tentativo è quello di velocizzare moltissimo i tempi”. Mauri mi fa capire che Forza Italia e PD sarebbero in grado di fare qualunque cosa per far passare la legge, sempre “nell’ambito della legalità”, come ha scritto Guarnieri in uno dei suoi messaggi intimidatori contro Essé.
Usando la logica, questa operazione mediatica da parte di Fanpage non può che essere collegata ai due servizi apparsi a inizio agosto e intitolati: “‘Sei gay, devi curarti’: 16enne abbandonato in Africa dal padre, uomo indagato per maltrattamenti” e “Perché sarà difficile far rientrare in Italia il 16enne abbandonato dal padre in Togo per ‘curarsi’ perché gay”. I giornalisti hanno scomodato persino l’illustre Prof. Antonio Marchesi, ex presidente di Amnesty International e professore di diritto internazionale e Protezione internazionale dei diritti umani. Come ho spiegato nel primo articolo, gli unici media degni di nota che hanno ignorato la “notizia” sono stati Avvenire (con cui collaboro da molti anni), il Corriere della sera (con il quale ho stretti rapporti da quando ho pubblicato il mio primo articolo nel 2003), e il Sole24ore (che ogni tanto spedisce in Africa il mio “fratellino italo-togolese” Alberto Magnani, giovane e promettente giornalista milanese che mi ha contattato un anno fa).
Non solo. Dopo aver pubbblicato il precedente articolo si sono verificati alcuni strani “segnali di fumo”. Innanzitutto, l’avvocato togolese che seguiva il caso per l’ambasciata italiana ad Accra e il consolato italiano a Lomé è stato sostituito. Non si sa se sia stato licenziato o se, per furbizia-togolese, abbia deciso di non seugire più una vicenda che potrebbe aggravare le buone relazioni tra Togo e Italia. Togo e Ghana sono stati fondamentali per offrire l’expo del 2015 a Milano (se non vi fidate chiedete pure alla mia cara amica Chiara Beria di Argentine). Altri amici e fonti hanno inoltre cominciato a ricevere messaggi da parte di un certo “Dr. Ekue” che insisteva nel “contattare anonimamente” Essé, arrivato da poco a Lomé per risolvere questa assurda situazione. Il “Dr. Ekue” ha però un nome molto simile a un certo “Dr. Grâce Gada Ekue” (ricercatore universitario di Kara, sembra su internet) che settimana scorsa ha tentato di contattare Essé via LinkedIn. Qualche sera fa ho ricevuto invece uno strano messaggio da parte di un altro “Dr Ekue F. Grâce”: “Buonasera caro Matteo, spero stai bene. Ho saputo che sei in contatto col signore Allagbe che assisti come giornalista sul caso che sai... Avrei da settimane informazioni da comunicargli, anche in modo incognito, con l'auspicio che gli servano a qualcosa. Spero dunque che tramite te possa ottenere un suo contatto. Non occorre che sia il numero telefonico. Anche un'indirizzo mail suo potrebbe essere sufficiente. Dr Ekue F. Grâce”
Siccome a parte un politico togolese di nome “Dr. Ekue F. Grâce” (presidente del movimento Cittadini Uniti per l’Integrazione, CUI), con un nome simile conosco solo il marito della nostra console Alessandra Boaretto, ho quindi risposto: “Grâce...il marito della console?”
“No no – ha ribattuto subito lui – [Io sono] L'ex membro del direttivo del comitato della diaspora togolese in Italia e della Redani. Il marito della console non avrebbe mai cercato di entrare in contatto con Allagbe per ovvi motivi di conflitto d'interesse”. Conosco membri della Rete della Diaspora Africana Nera in Italia (Redani) da prima che sia stata fondata nel 2009 e so che alcuni amici “italo-africani” hanno avuto seri problemi legali con il “Dr Ekue”, per anni affiliato alla Lega di Matteo Salvini.
LA MILANO BENE CHE CONOSCO BENE
La stampa italiana che ha invece pubblicato ad agosto la storia di B. ha parlato di una certa Sofia, figlia di Guarnieri, il quale ha subito segnalato “l’abbandono di B. in Africa” alla caserma dei carabinieri di via Moscova, disturbandoli. Ho notato un altro errore: Sofia non è mai stata compagna di classe di B., ma compagna di scuola alle medie e ora, mentre B. è iscritto al liceo V.V. (oltre essere iscritto in un’altra scuola a Lomé e non andando alle lezioni di nessuno dei due licei), lei andrebbe al liceo A. Oltre a Guarnieri e Sofia, un’altra famiglia era tra le principali frequentazioni di B.: quella di Olivia Sestilli e sua figlia C., entrambe tra le prime a sapere dell’omossessualità di B. Quest’ultimo ha infatti passato molto tempo con entrambe da quando è arrivato in Italia: trascorrendo numerose notti a casa loro a Milano o passando il finesettimana nella loro abitazione davanti al mare ligure. Difficile capire a quale area politica appartenga Sestilli (il suo conto IG è privato) ma una sua conoscenza, Monica Rivella, ha tra i suoi “followers” più affezionati Fabrizio Figini, uno dei più potenti consiglieri regionali di Forza Italia in Lombardia e noto per avere contatti attraverso la quasi totalità della stampa italiana. “So poco di Sestilli – mi ha confermato Essé –, mi è sembrato solo strano che una volta mi abbia dato il suo PC da riparare mentre mi chiedeva domande su mio padre in Togo”. B., Sofia e C. andavano tutti insieme alle medie presso la scuola secondaria M., ma una volta finite le medie questi compagni di scuola si sono iscritti a tre licei differenti.
Che dire...mi domando quanti altri bambini siano al momento presi di mira dalle forze politche e mediatiche italiane per spingere l’approvazione dello Ius Scholae e utilizzarlo come arma durante la prossima calda campagna elettorale. Se non sbaglio, la pressione sta montando esponenzialmente. B. (un minorenne) ha scambiato almeno “40 e-mail” (grazie ancora agli appunti della nonna italiana) con vari addetti dell’ambasciata italiana ad Accra dalla fine di luglio a oggi, e insieme alla madre, durante un mercoledì afoso, avrebbe incontrato la console Boaretto (di cui ancora oggi fatico a capire il ruolo esatto, se sia “generale” o “onoraria”). I nostri corpi consolari necessitavano dell’atto di nascita di B. per avviare le procedure legate alla cittadinanza e l’hanno ottenuto. Essé è stato invece convocato dall’avvocato della sua ex compagna (e madre di B.) presso il tribunale di Lomé per discutere della custodia di suo figlio. Non oso immaginare sotto quali pressioni anche loro si sentano.
Io sono invece reduce da un interessante convegno organizzato dai giovani imprenditori di Confindustria. In 72 ore ho preso sei aerei e due aliscafi per raggiungere Capri per una notte e portare il mio messaggio di “unione delle forze” tra Africa e Italia. Sembra ci sia ancora molta strada da fare ma spero che un giorno, non molto lontano, l’Italia riuscirà a mostrare un maggiore rispetto per quegli stranieri che vogliono contribuire alla ricchezza del cosiddetto “Bel Paese”. Le nuove generazioni che stanno emergendo non vogliono sentirsi prese in giro. Un’Italia più evoluta e “colorata” sta nascendo, che lo si voglia o no, e non ha a che fare né con la destra né la sinistra o il centro, ma solo con il passato e il futuro. La cosiddetta “inclusione” dovrebbe rappresentare un’opportunità e non un problema. Sono invece poche le persone interessate alla verità su questa storia. Entrambe le famiglie (quella togolese e quella italiana) non riceveranno probabilmente mai le scuse per come gran parte della stampa e della politica le ha trattate.
Una cosa invece è certa: ogni menzogna, prima o poi, verrà scoperta.
Matteo Fraschini Koffi
LINK: