Il re del cotone sfida la povertà

Patrice Talon

DAKAR (Senegal) - - Il mio approccio negli affari è governato dagli insegnamenti del vangelo secondo Matteo.

All’inizio del capitolo 6 è scritto di come quando si aiuta qualcuno, la mano sinistra deve ignorare ciò che fa la mano destra. Il gesto rimane segreto e sarà il Signore a darti la vera ricompensa ». Patrice Guillaume Athanase Talon è l’attuale presidente del Benin. Ma sono anni che la stampa internazionale lo aveva soprannominato 'il re del cotone'. «La fortuna non è il mio leitmotiv – ama ripetere Talon ai suoi critici –. La ricerca della sfida e il piacere del successo mi spingono invece a puntare sempre alle prime posizioni legate alle attività di cui mi occupo». Nato nel 1958 nella cittadina meridionale beninese di Abomey, il giovanissimo Patrice era già un competitore nato durante i suoi periodi di studio in Senegal e Francia. All’età di neanche 20 anni, aveva cominciato a vendere pezzi di ricambio alla Nigeria. Nel 1983, fu invece la volta del commercio di imballaggi e prodotti agricoli. Man mano che il suo raggio d’affari si espandeva, nel 1985 decise di fondare la Società di distribuzione intercontinentale (Sdi), attraverso cui forniva fertilizzanti e insetticidi ai produttori di cotone. «In seguito agli accordi di liberalizzazione economica promossi dalla Banca mondiale nel 1990 in vari Stati dell’Africa occidentale – affermano gli esperti –, Patrice Talon si guadagna un’importante fetta del mercato beninese dopo aver costruito tre fabbriche dedite alla raffinazione del cotone». Uomo altamente meticoloso, Talon delega molto raramente. I suoi competitori meno organizzati non riescono a stargli dietro. Attraverso la holding Società di finanziamento e partecipazione (Sfp), il magnate beninese riesce a formare negli anni un tessuto industriale dove le sue azioni sono maggioritarie in ogni azienda con cui entra in contatto. Non solo cotone, ma anche logistica, settore alberghiero e olii vegetali. Il nome di Talon raggiunge anche i mercati in Costa d’Avorio, Burkina Faso, Mali, Togo e Senegal. Con gli anni 2000, Talon dichiara di essere diventato «il primo datore di lavoro in Benin e il più grande investitore privato nel Paese». Tali commenti non piacciono però all’allora presidente marxistaleninista, Mathieu Kerekou, il quale tenta di danneggiare il monopolio di Talon e spinge altri uomini d’affari a entrare in gioco. Ma il re del cotone ha ormai amicizie molto solide con i principali finanzieri locali, il che gli permette di mantenere il controllo totale di 15 delle 18 società cotoniere in Benin. «Patrice Talon è un uomo difficile da comprendere - sostiene Vincent Duhem, analista per il settimanale Jeune A« frique - . Metodico, stratega fine, affabile, seduttore, ma anche molto diffidente». Per la prima volta nella sua carriera di imprenditore, Talon si apre pubblicamente alla politica nel 2006. Non nasconde infatti i finanziamenti destinati a Thomas Boni Yayi, l’allora presidente della Banca dello svilppo per l’Africa occidentale, il quale si aggiudica la presidenza del Benin. Con l’inizio del secondo mandato presidenziale, però, i due entrano in crisi. In seguito ad alcune apparenti dichiarazioni private da parte di Yayi, il magnate beninese capisce che il presidente da lui appoggiato vuole cambiare la Costituzione per ottenere un terzo mandato. Tra il 2012 e il 2015, Talon si auto-esilia a Parigi. Torna poi in Benin e vince le elezioni presidenziali dello scorso aprile con la promessa di «sconfiggere la povertà entro i prossimi cinque anni».

 

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Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 8 agosto 2016 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance