Il sogno di normalità di Almaas ucciso da una pallottola vagante

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SOMALIA - L’hanno sepolta venerdì. Un’altra fiamma di pensiero libero che si è spenta troppo presto nella Somalia devastata da un’infinta guerra civile. Almaas Elman, a 23 anni, è stata raggiunta da un proiettile alla tempia, mercoledì vicino all’aeroporto internazionale della capitale somala Mogadiscio. Era seduta dentro un’auto e aveva appena lasciato una conferenza organizzata dalla delegazione dell’Unione Europea. Secondo le prime informazioni, si tratta di un grave e casuale incidente. Apparentemente Almaas è stata «colpita da una pallottola vagante». A causa dei continui scontri tra l’esercito somalo appoggiato dalle Forze dell’Unione africana (Amisom), e i jihadisti di al-Shabaab, Mogadiscio rimane una città molto pericolosa. Alcuni amici di Almaas hanno però dei dubbi riguardo alle dinamiche della morte e alla ricostruzione fatta dalle sedicenti autorità somale.

Sia le autorità somale che le Forze Amisom hanno avviato le loro indagini e per il momento restano del parere che si sia trattato di un proiettile vagante. Poco dopo la notizia dell’uccisione sono apparsi numerosi messaggi di solidarietà. Familiari, amici e colleghi

stentano ancora a credere che Almaas sia scomparsa. «La sua vitalità e il suo sorriso erano noti per contagiare chiunque le fosse attorno », commentano in molti. Da anni questa giovane somala-canadese lavorava per la ricostruzione della Somalia attraverso numerose iniziative. Faceva parte del «Centro Elman per la pace e i diritti umani », un’organizzazione fondata da membri della sua famiglia. Suo padre, Elman Ali Ahmed, un imprenditore e attivista politico assassinato nel 1996, fu il promotore dello slogan «Più penne, meno pistole».

Sua madre, Fartuun Adan, decise pochi anni dopo l’uccisione del marito di emigrare in Canada con le sue figlie. Si stabilirono a Ottawa. Da lì continuarono il loro lavoro, non perdendo mai contatto con la realtà somala. Nel 2007 la famiglia Elman iniziò a tornare regolarmente a Mogadiscio. E alcuni anni dopo, Ilwad, una delle sorelle, è stata candidata per il premio Nobel per la pace. L’uccisione di Almaas rappresenta per molti una ragione in più per continuare a costruire una nuova Somalia.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 24 novembre 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: avvenire cronaca

Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance