Padre Maccalli libero dopo due anni Rilasciato in Mali assieme a Chiacchio

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DAKAR, Senegal - Finalmente liberi. Padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio stanno bene e oggi rientreranno in Italia, ha annunciato il premier Giuseppe Conte. Grazie a un’operazione condotta con successo dal personale dell’Aise

, i nostri servizi segreti esteri, insieme alla collaborazione delle autorità maliane, si è finalmente concluso l’incubo. «Abbiamo eseguito intense attività di intelligence realizzate in contesti territoriali caratterizzati da estrema complessità e pericolosità – ha riferito ieri in un comunicato l’Aise –. Il buon esito dell’operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell’intelligence, ha evidenziato anche l’eccellente opera investigativa dell’Autorità giudiziaria italiana ». Fondamentale è stato anche il contributo dell’Unità di crisi della Farnesina che ha mantenuto i contatti con le famiglie. Entrambi gli ostaggi si trovavano nel nord del Mali. Lo scorso aprile erano comparsi in un breve filmato. Nel video, anticipato da Avvenire, il sacerdote iniziava presentandosi in francese: «Mi chiamo Pier Luigi Maccalli, di nazionalità italiana. Oggi è il 24 marzo 2020». A cui hanno fatto seguito le parole del suo compagno di prigionia: «Mi chiamo Nicola Chiacchio. La mia nazionalità è italiana».

I due, molto dimagriti, sembravano comunque in buona salute. Negli ultimi giorni sono stati liberati nel Paese quasi 200 jihadisti in cambio degli ostaggi. Ol- tre a Chiacchio e Maccalli, anche la volontaria francese, Sophie Petronin, e il leader dell’opposizione maliana, Soumalia Cisse, sono in viaggio verso casa. Padre Gigi, originario di Crema, operava da anni nella diocesi di Bomoanga, località a 150 chilometri a sud-ovest della capitale nigerina, Niamey, vicina al confine con il Burkina Faso. Un gruppo di uomini armati, probabilmente appartenenti alla comunità principalmente musulmana dei fulani, ha fatto irruzione nella missione la sera del 17 settembre 2018 sequestrando il religioso e rubando anche del materiale come telefoni e computer. Erano invece più incerte le notizie sull’ingegnere aereospaziale campano, Nicola Chiacchio, il quale stava viaggiando per la regione senza particolari accorgimenti rispetto ai livelli di sicurezza da rispettare. Non ci sono mai state rivendicazioni da parte di uno specificato gruppo jihadista e neppure una richiesta pubblica di riscatto. «In molti pensano che i jihadisti del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim), il cui leader è Iyad ag Ghaly, abbiano catturato i due uomini – affermava ad Avvenire Ibrahim Manzo Diallo, direttore del sito Air info Agadez che era entrato in possesso del filmato –. Però questi militanti hanno una grande influenza anche su altre fazioni terroristiche che operano non solo in Mali, ma in Niger e Burkina Faso». Oltre al Gsim, probabilmente responsabile anche del sequestro degli ex ostaggi Luca Tacchetto e Edith Blais in Burkina Faso, è sempre più attivo lo Stato islamico nel grande Sahara (Isgs), uno dei rami dello Stato islamico nel Sahel. Ma ci sono altre fazioni che combattono e si combattono per l’occupazione della regione come Ansar Dine e il Fronte di liberazione di Macina (Mlf). Anche a causa della crisi provocata dalla pandemia di coronavirus, i differenti gruppi jihadisti hanno sfruttato tale periodo per consolidare e allargare le loro posizioni. In seguito al colpo di Stato in Mali delle scorso agosto, e della formazione di un nuovo governo transitorio, le acque avevano comunque iniziato a muoversi nella giusta direzione. Un successo per il Paese saheliano che potrebbe servire di esempio agli altri Stati della regione. 

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 9 ottobre 2020 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance